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Adolescence: il caso Netflix

La recente miniserie britannica “Adolescence”, disponibile su Netflix dal 13 marzo 2025, ha rapidamente catturato l’attenzione del pubblico e della critica per la sua narrativa intensa e l’innovativa tecnica cinematografica. La serie, composta da quattro episodi, segue la vicenda di Jamie Miller, un tredicenne accusato dell’omicidio di una compagna di classe, esplorando temi come la mascolinità tossica, il cyberbullismo e l’influenza delle sottoculture online sui giovani.  

Uno degli aspetti più distintivi di “Adolescence” è l’uso del piano sequenza: ogni episodio è stato girato in un’unica ripresa continua senza tagli apparenti. Questa scelta stilistica immerge lo spettatore nella narrazione in tempo reale, aumentando l’intensità emotiva e la sensazione di autenticità. Il regista Philip Barantini, noto per il suo lavoro in “Boiling Point” (2021), ha affrontato una sfida significativa nel coordinare movimenti di macchina, attori e ambientazioni per realizzare queste lunghe sequenze senza interruzioni. Ogni episodio, della durata di circa un’ora, ha richiesto numerose prove e fino a dieci riprese complete per ottenere il risultato desiderato.  

La produzione ha scelto location nel Regno Unito, tra cui South Kirkby, South Elmsall e Sheffield nello Yorkshire. In particolare, il Minsthorpe Community College di South Elmsall è stato utilizzato per le scene ambientate nella scuola frequentata dai protagonisti. Per le sequenze all’interno della stazione di polizia, è stato costruito un set apposito presso gli studi di Production Park a South Kirkby, permettendo di gestire le complessità legate alle riprese in piano sequenza. 

Il cast vede la partecipazione di Stephen Graham nel ruolo di Eddie Miller, padre di Jamie, interpretato dal giovane esordiente Owen Cooper. Ashley Walters veste i panni dell’ispettore Luke Bascombe, mentre Erin Doherty interpreta la psicologa forense Briony Ariston. Le performance degli attori, in particolare quella di Cooper, sono state lodate per la loro autenticità e profondità emotiva. 

“Adolescence” ha ricevuto un’accoglienza entusiastica dalla critica. Lucy Mangan del The Guardian l’ha definita “la cosa più vicina alla perfezione televisiva degli ultimi decenni”, elogiando in particolare la recitazione di Cooper e Doherty. Anita Singh del The Daily Telegraph ha descritto la serie come “una visione devastante” con interpretazioni “fenomenali”, pur notando che l’uso del piano sequenza potrebbe sembrare un espediente visivo. Sophie Butcher di Empire ha lodato la ripresa continua, definendola “l’impresa televisiva più vertiginosa dell’anno”, che intensifica l’emozione sullo schermo.  

Oltre all’aspetto tecnico, la serie ha stimolato dibattiti su questioni sociali rilevanti. Affrontando temi come la radicalizzazione online, il sessismo e la violenza giovanile, “Adolescence” offre uno sguardo critico sulle influenze negative che possono plasmare il comportamento degli adolescenti. La rappresentazione della “manosfera” e delle sottoculture misogine evidenzia l’urgenza di affrontare tali problematiche nella società contemporanea. 

In sintesi, “Adolescence” si distingue non solo per la sua audace scelta stilistica del piano sequenza, ma anche per la capacità di trattare temi complessi con profondità e sensibilità. La serie rappresenta un esempio significativo di come la televisione possa stimolare riflessioni importanti attraverso una narrazione coinvolgente e innovativa.

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