Non mi considero una sostenitrice ingenua né una giustificatrice. Il mio impegno è per la legalità. Futuro Aretino si impegna con fermezza per la legalità. Chi commette errori deve affrontare le conseguenze, senza alcun dubbio.
Tuttavia, non mi identifico neanche come una persona superficiale, che suddivide il mondo in categorie di “buoni” e “cattivi”, come se fossero predisposizioni genetiche. Anche se il “far west” è lontano, non possiamo ignorare la presenza occasionale di qualche individuo che si atteggia a sceriffo, pronto e veloce solo nel parlare, e non nelle azioni.
Utilizzo il termine “superficiale” al posto di “furbastra”, poiché ritengo sia più opportuno esprimersi in questo modo. Etichettare il nemico da combattere può generare consenso facile, soprattutto quando si tratta della natura difficile di alcuni giovani malintenzionati (contro la quale è notoriamente difficile vincere, evitando di essere accusati di inefficienza).
Il problema delle baby-gang è sempre più diffuso e complesso da risolvere. Non può essere affrontato con slogan del tipo “poveri, vengono da situazioni sfortunate” o “tutti dentro!”, che sono convenienti solo per chi li utilizza. Commiserare o negare il disagio giovanile costituisce una parte consistente del problema, se non addirittura la sua origine.
Otto anni fa, quando uno dei nostri giovani rappresentanti segnalò la pericolosa tendenza di alcuni gruppetti di ragazzi, ricevette risposte da massimi livelli cittadini che suggerivano di smettere di cullarsi di fronte a PC o videogiochi e di imparare a cavarsela da soli per strada, con un tono del tipo “ai nostri tempi etc etc”. Io, che sono un po’ più anziana, non ricordo tutti questi “Rambo”…
Questa risposta potrebbe forse essere essa stessa una manifestazione di disagio? Quanti adulti manifestano il loro disagio scomposto sui social? L’esempio è importante o no? I bambini ci osservano, come recitava il titolo di un vecchio film. Ci guardano, ci ascoltano, ci leggono. E noi?
La frase “Per ogni ragazzo che sbaglia c’è un adulto che non ascolta” ha un impatto significativo. Ascoltare e cercare di capire non significa giustificare e accondiscendere, ma piuttosto considerare, dare importanza, prendersi cura.
È l’inizio di un percorso che in molti casi può aiutare a prevenire, e in altri casi può fallire, richiedendo la prontezza a punire solo dopo aver tentato di educare in modo diverso.
Come sostiene Don Claudio Burgio, un prete impegnato con la fondazione Kairos, “non esistono ragazzi cattivi”. Al contrario, alcuni ritengono che il disagio e la criminalità giovanile siano due mondi distinti. Tuttavia, è vero che non tutti i disagiati diventano delinquenti, ma tutti i delinquenti partono da un disagio.
Purtroppo, la prevenzione raramente fa notizia, quindi si preferiscono affrontare i problemi con proclami. Un tempo fa, suggerimmo di introdurre nelle scuole un’ora di cittadinanza attiva, una forma di educazione civica che coinvolgesse i ragazzi in servizi socialmente utili. Questa proposta mirava a far sentire i giovani come parte attiva della società.
È solo un’idea, e possono essercene altre altrettanto valide. Tuttavia, è fondamentale fare qualcosa prima che noia e disinteresse generino situazioni difficili da gestire, con individui pronti a prendere il ruolo di giudici e vittime.
Futuro Aretino
La Presidente
Floriana Croce